Lettere inglesi by Voltaire

Lettere inglesi by Voltaire

autore:Voltaire [Voltaire]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-07-23T12:00:00+00:00


1. Teologo e fisico italiano, che nel 1611 pubblicò la prima spiegazione dell’arcobaleno come rifrazione della luce nelle gocce di pioggia.

DICIASSETTESIMA LETTERA

Sugli infiniti in geometria, e sulla cronologia di sir Isaac Newton

Il labirinto, l’abisso dell’infinito è un ulteriore nuovo sentiero battuto da Newton, e da lui tiriamo il filo col quale possiamo orientarci nella sua tortuosità.

Cartesio si ritrovò a precorrerlo anche in questa stupenda novità. Questi, nella propria geometria, avanzava a grandi passi verso l’infinito e arrivò fin sul bordo, ma senza andare avanti. Il dottor Wallis,1 verso la metà del secolo scorso, fu il primo a ridurre una frazione in sequenza infinita grazie a una divisione perpetua.

Lord Brouncker2 si servì di questa sequenza per quadrare l’iperbole.

Mercatore pubblicò una dimostrazione di questa quadratura. Fu più o meno in questo periodo che sir Isaac Newton, a ventitré anni d’età, trovò un metodo generale per applicare su tutte le curve ciò che era appena stato tentato sull’iperbole.

Questo metodo per assoggettare ovunque l’infinito al calcolo algebrico è ciò che si chiama calcolo differenziale, o dei flussi, o calcolo integrale. È l’arte di numerare e misurare con esattezza ciò di cui non si può nemmeno concepire l’esistenza.

E, infatti, non credereste forse che uno si voglia prendere gioco di voi, quando vi dice che vi sono delle linee infinitamente più grandi che formano un angolo infinitamente piccolo?

O che una linea retta, la quale è retta in quanto finita, cambiando infinitamente poco direzione, diventa una curva infinita? O che una curva può diventare infinitamente meno curva di un’altra?

O che vi sono dei quadrati d’infinito, dei cubi d’infinito e degli infiniti d’infinito, il penultimo dei quali non è niente in rapporto all’ultimo?

Tutto ciò, che sulle prime sembrava il culmine dell’irragionevolezza, è in realtà lo sforzo della finezza e dell’estensione dello spirito umano, ed è il metodo per trovare verità che fino ad allora erano ignote.

Quest’edificio così audace è peraltro fondato su idee semplici. Si tratta di misurare la diagonale di un quadrato, di ottenere l’area di una curva, di trovare una radice quadrata a un numero che nell’aritmetica ordinaria non ce l’ha. Dopo tutto, tanti ordini d’infinito non devono sconvolgere l’immaginazione più di quella proposizione ben nota secondo la quale fra un cerchio e una tangente possono sempre passare delle curve; o di quell’altra, secondo la quale la materia è divisibile all’infinito. Queste due verità sono dimostrate da molto tempo e non sono affatto più comprensibili del resto.

Per molto tempo, l’invenzione di questo calcolo è stata contestata a sir Isaac Newton. In Germania il signor Leibniz è stato reputato l’inventore delle differenze o dei momenti chiamati3 flussi, e Bernoulli ha rivendicato il calcolo integrale. Ora comunque si ritiene che sir Isaac sia stato il primo ad aver fatto la scoperta, mentre agli altri due è restata la gloria di aver fatto sorgere dei dubbi fra lui e loro. Così fu contestata a Harvey la scoperta della circolazione del sangue, come altri disputarono a Perrault4 quella della circolazione della linfa.

Hartsoeker e Leeuwenhoek si sono disputati l’onore di avere visto per primi i vermiciattoli di cui siamo fatti.



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